
Parlare di stipsi significa spesso affrontare un tema che molte persone vivono in silenzio per anni, minimizzando un disturbo che invece può compromettere profondamente la qualità della vita.
La stipsi non è soltanto una difficoltà a evacuare: è un segnale che qualcosa nel ritmo naturale dell’intestino non sta funzionando come dovrebbe. E quando questa lentezza diventa cronica, il disagio interessa non solo la sfera digestiva, ma anche quella metabolica, ormonale ed emotiva.
Tra le possibili cause, il dolicocolon rappresenta una delle condizioni più interessanti da approfondire, perché evidenzia come l’anatomia stessa possa influire sul funzionamento del tratto intestinale.
La stipsi, nella definizione clinica, viene descritta come una riduzione delle evacuazioni settimanali a meno di tre, associata spesso a feci dure, difficoltà nell’espulsione, sensazione di svuotamento incompleto e talvolta necessità di manovre aggiuntive per riuscire a defecare.
Tuttavia, questa definizione non sempre riesce a cogliere la complessità della condizione. Esistono infatti persone che evacuano quotidianamente, ma vivono una costante sensazione di peso, dolore o incompletezza, e altre che, pur andando in bagno meno frequentemente, non sperimentano alcun disagio.
Per questo, comprendere davvero la stipsi richiede un ascolto più profondo del proprio corpo, che tenga conto della percezione soggettiva del benessere intestinale e non solo della frequenza evacuativa.
Quando il disturbo si prolunga per almeno tre mesi e interferisce con la vita quotidiana, si parla di stipsi cronica. In questa fase, il rallentamento intestinale non è più un episodio passeggero, ma una condizione funzionale che coinvolge l’intero sistema digestivo e altera l’equilibrio generale dell’organismo. È proprio in questo contesto che il dolicocolon può diventare un elemento rilevante.
Il dolicocolon è una variante anatomica in cui il colon presenta una lunghezza superiore alla norma. Non si tratta di una malattia, ma di una particolare conformazione congenita che può interessare tutto il colon o, più frequentemente, il colon trasverso e il sigma.
La maggiore lunghezza comporta spesso una tortuosità accentuata, un decorso non lineare e, talvolta, posizioni anomale delle anse intestinali nella cavità addominale. Questo fa sì che il contenuto fecale debba compiere un percorso più lungo e complesso prima di essere espulso, aumentando il tempo di transito e favorendo ristagni, disidratazione delle feci e difficoltà evacuative persistenti.
Per molte persone, il dolicocolon rimane asintomatico per anni, ma in presenza di altri fattori predisponenti può trasformarsi in un amplificatore della stipsi.
La dieta povera di fibre, l’idratazione insufficiente, la sedentarietà, lo stress cronico, disbiosi o SIBO a metano, che alterano il microbiota intestinale, l’ipotono del pavimento pelvico, abuso di lassativi irritanti (soprattutto alle erbe come senna e crusca) che danneggiano la risposta intestinale, alcuni farmaci o disturbi ormonali come l’ipotiroidismo contribuiscono a rallentare ulteriormente il colon. Se a tutto questo si somma una struttura intestinale già predisposta alla lentezza, la stipsi diventa inevitabilmente più severa e resistente ai trattamenti tradizionali.
Il rallentamento del colon non è un fenomeno che rimane circoscritto alla sfera intestinale. L’intestino è un organo strettamente interconnesso con il sistema nervoso, endocrino e immunitario, e quando il transito è compromesso si innescano processi che coinvolgono tutto il corpo.
Le feci che ristagnano troppo a lungo favoriscono un’alterazione del microbiota e un aumento delle fermentazioni, con conseguente formazione di gas, gonfiore e sensazione di pesantezza. La permanenza prolungata delle scorie metaboliche nel colon facilita inoltre il riassorbimento di tossine, mediatori infiammatori e ormoni che dovrebbero essere eliminati, contribuendo a un processo di “reintossicazione endogena”.
È per questo che molte persone con stipsi cronica lamentano non solo sintomi intestinali, ma anche manifestazioni sistemiche come mal di testa, difficoltà di concentrazione, irritabilità, pelle spenta o impura, stanchezza persistente e perfino irregolarità mestruali.
Il corpo, sovraccarico, fatica a mantenere il proprio equilibrio naturale.
Riconoscere i segnali che indicano un rallentamento importante del colon è fondamentale per intervenire correttamente.
Un gonfiore marcato, soprattutto nella parte sinistra dell’addome, crampi intermittenti, evacuazioni frammentate o insoddisfacenti, senso di blocco, pesantezza anche a digiuno e peggioramento della stipsi durante viaggi o periodi di stress sono campanelli d’allarme da non ignorare. In molti casi si osserva una particolare alternanza tra stipsi prolungata e episodi di “diarrea paradossa”, in cui l’intestino tenta improvvisamente di svuotarsi dopo giorni di stagnazione.
Poiché il dolicocolon non è visibile a occhio nudo e spesso non viene considerato nelle prime valutazioni, molte persone ci arrivano solo dopo anni di tentativi falliti e trattamenti inefficaci.
Per una diagnosi corretta sono utili esami come la radiografia diretta dell’addome, che permette di visualizzare eventuali accumuli fecali, il clisma opaco a doppio contrasto, che delinea il decorso del colon, la colonscopia, utile per escludere patologie organiche, e il test di transito intestinale, che misura il tempo effettivo di avanzamento del contenuto fecale. Accanto a questi, una valutazione funzionale che includa analisi del microbiota, indagini ormonali e un esame del pavimento pelvico aiuta a comprendere l’origine reale del disturbo.
Affrontare la stipsi cronica, soprattutto in presenza di un dolicocolon, significa intraprendere un percorso di riequilibrio profondo che coinvolge alimentazione, idratazione, movimento, gestione dello stress, rieducazione del riflesso evacuativo e supporto mirato al microbiota.
Non si tratta semplicemente di stimolare l’evacuazione ma di aiutare il corpo a ritrovare il proprio ritmo naturale. Con un approccio integrato e personalizzato, è possibile ottenere miglioramenti significativi anche in casi complessi, recuperando regolarità, comfort digestivo e una sensazione di leggerezza che spesso sembrava irraggiungibile.
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