
Emorroidi e ragadi anali sono condizioni molto più frequenti di quanto si creda, eppure rimangono avvolte da imbarazzo e reticenza. Chi ne soffre vive spesso una quotidianità fatta di dolore all’evacuazione, timore di andare in bagno, bruciore persistente e sanguinamento (Anche e soprattutto quando si è fuori casa).
Questi sintomi interferiscono con il lavoro, il sonno e la vita sociale, ma vengono ugualmente nascosti o minimizzati. In realtà, il corpo sta chiedendo attenzione e cura, e proprio da questo punto dovrebbe partire ogni percorso terapeutico.
Le emorroidi non sono anomalie, ma strutture vascolari normalmente presenti nel canale anale. Contribuiscono alla continenza e alla chiusura fine del retto. Diventano patologiche quando si dilatano eccessivamente, si infiammano o prolassano, fenomeni che provocano fastidi, sanguinamento rosso vivo, sensazione di peso e irritazione. Spesso la causa non è un singolo fattore, ma una combinazione di stitichezza, aumento della pressione intra-addominale e infiammazione locale.
La ragade è una micro-lacerazione della mucosa anale, ma la sua dimensione non riflette la severità del dolore che provoca. La maggior parte delle persone descrive un dolore acuto, tagliente, che può protrarsi per ore dopo l’evacuazione, accompagnato da spasmo dello sfintere anale. Il passaggio di feci secche o voluminose è il fattore scatenante più comune, ma spesso la ragade si inserisce in un contesto intestinale più complesso.
La stitichezza cronica rappresenta il terreno più fertile per emorroidi e ragadi. Lo sforzo prolungato durante l’evacuazione aumenta la pressione venosa e comprime le strutture ano-rettali, mentre il passaggio di feci dure irrita e danneggia la mucosa.
Tuttavia, ridurre tutto alla sola fibra insufficiente sarebbe semplicistico: la stipsi è spesso il risultato di una disfunzione intestinale complessa, in cui rientrano motilità alterata, disbiosi e disregolazione del sistema nervoso enterico.
Uno dei fattori più frequentemente sottovalutati è la disbiosi, ovvero uno squilibrio qualitativo e quantitativo del microbiota. Una flora alterata produce feci irregolari, più dure o più irritanti, aumenta l’infiammazione della mucosa e modifica il transito. L’intestino, così, perde la capacità di mantenere un ambiente fisiologico che protegga il canale anale.
La SIBO, condizione caratterizzata dalla proliferazione batterica nel piccolo intestino, rappresenta un altro fattore predisponente. Chi ne soffre presenta spesso gonfiore importante, fermentazioni e una stitichezza resistente ai trattamenti tradizionali.
Anche l’IBS, soprattutto nella variante stitica, è collegata a evacuazioni dolorose, irregolarità dell’alvo e ipersensibilità ano-rettale. In molti casi, le recidive di ragade e le emorroidi infiammate sono espressione di un disturbo funzionale non riconosciuto.
Una dieta ricca di alcol, caffè in eccesso, spezie molto piccanti, fritti, insaccati, farine raffinate (pane e pasta in abbondanza) e zuccheri semplici favorisce congestione venosa, infiammazione e irritazione della mucosa anale. In presenza di disbiosi o SIBO, il quadro può essere aggravato anche da alimenti fermentabili, che aumentano gonfiore e pressione addominale.
Il primo passo per ridurre sintomi e recidive è favorire la produzione di feci morbide e formate.
Un adeguato apporto di fibra — proveniente da verdure cotte, frutta matura, legumi decorticati gradualmente reintrodotti e semi di lino macinati — e un corretto apporto di grassi sani (olio EVO e ghee) consente di migliorare la consistenza fecale e ridurre l’attrito sulla mucosa. In molti casi, l’utilizzo di fibre solubili come lo psyllium (da utilizzare solo in assenza di SIBO) o il Nutriose, risulta efficace nel migliorare la regolarità senza creare irritazioni.
L’idratazione, tuttavia, è determinante: senza un adeguato apporto di acqua, la fibra rischia di diventare controproducente, indurendo ulteriormente le feci.
Durante le fasi sintomatiche è utile ridurre alimenti irritanti o pro-infiammatori e privilegiare una dieta che supporti il microbiota, stabilizzi il transito e protegga la mucosa ano-rettale. Una nutrizione equilibrata permette di intervenire non solo sul sintomo, ma sulle cause profonde che mantengono il disturbo.
Il corpo non ha bisogno solo di cibo adeguato, ma anche di movimento e di un ritmo evacuativo fisiologico.
La sedentarietà compromette la circolazione nella zona ano-rettale e favorisce la congestione venosa. Camminare, fare stretching, lavorare sulla mobilità e sul pavimento pelvico aiuta a ristabilire la fisiologia e a ridurre la pressione sul canale anale.
Anche il gesto dell’evacuazione richiede consapevolezza: assecondare lo stimolo, non trattenersi, evitare tempi lunghi sul water e adottare una postura fisiologica — magari con l’aiuto di uno sgabello che riproduce la posizione accovacciata — riduce la pressione sul retto e facilita un’evacuazione più naturale.
Nei momenti più dolorosi, i sitz bath, brevi bagni tiepidi, favoriscono il rilassamento dello sfintere e attenuano il dolore, mentre alcuni rimedi fitoterapici — come flavonoidi per il microcircolo, amamelide, centella asiatica o creme naturali lenitive — possono sostenere la guarigione.
Emorroidi e ragadi anali sono la manifestazione di un intestino che fatica, che segnala una stitichezza non gestita, una disbiosi, una SIBO non riconosciuta o uno stile di vita che ha alterato il ritmo naturale del transito. Intervenire significa riequilibrare la fisiologia dell’intestino, ridurre l’infiammazione, migliorare la qualità delle feci, ripristinare la motilità e correggere il gesto evacuativo.
L’intestino, ritrovando armonia, saprà guarire molto più facilmente di quanto si creda, prima ancora di ricorrere ad eventuali operazioni chirurgiche. E la nutrizione funzionale rappresenta uno degli strumenti più potenti per accompagnare questo processo, oltre a un’integrazione pensata per migliorare il microcircolo locale e uno stile di vita attivo.
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